Secondo il World Economic Forum (WEF, rapporto 2021), nessun Paese al mondo ha colmato il divario di genere. Questo divario, che viene misurato attraverso 4 dimensioni (economia, istruzione, salute e politica), vede anche i Paesi più avanzati in tema di parità di genere (Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia), con un valore intorno all’80% .
L’Italia, in questa classifica globale che copre 156 Paesi, si posiziona al 63esimo posto e, se restringiamo l’attenzione alla sola componente economica, purtroppo precipita al 114esimo!!!
La partecipazione economica emerge come la dimensione più critica per il nostro Paese. Il dato allarmante è, com’è noto, il basso tasso di occupazione femminile (49,5%, ISTAT 2018), dato eterogeneo all’interno del Paese, ma drammaticamente ridotto al Sud (32,8%). La situazione migliora un po’ per le più giovani: tra le 25-34enni italiane, il tasso di occupazione è il 53,3% (69,9% per gli uomini) ma, nuovamente, i valori precipitano al 34% al Sud.
Non solo il dato sull’occupazione: le donne sono un soggetto debole in generale sul mercato del lavoro anche con particolare riferimento alle condizioni lavorative e ai percorsi di crescita professionale (gender gap pay). Vari indicatori sottolineano questo aspetto, tra cui il salario e la tipologia di lavoro.
Con questi valori, l’Italia si colloca agli ultimi posti in Europa, seguita solo da Grecia e Malta.
Eppure le donne italiane sono oggi più istruite degli uomini, anche negli studi post-laurea e rappresentano il 59,3% delle persone iscritte a dottorati di ricerca, corsi di specializzazione o master (Censis 2019).
L’ONU, tra i suoi 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs – Agenda 2030), ha fissato il goal n.5, con l’obiettivo di raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze e l’obiettivo 10, che intende potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico.
In particolare, l’obiettivo 5 sviluppa in un programma di azione diretto ad eliminare ogni forma di discriminazione nei confronti di donne e ragazze (5.1), estinguere le violenze nei confronti di donne e bambine (5.2; 5.3), riconoscere e valorizzare la cura e il lavoro domestico non retribuito (5.4), garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica.
Anche l’Unione Europea, nel marzo del 2020, ha predisposto un documento “Un’Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025”, definendo obiettivi politici e azioni chiave per raggiungere la parità di genere. La strategia prevede la realizzazione di misure specifiche volte a conseguire la parità di genere, “inserendo sistematicamente una prospettiva di genere in ogni fase dell’elaborazione delle politiche in tutti i settori di azione dell’UE, sia interni che esterni”. Sono inoltre note le regolamentazioni e i processi avviati dalla BCE e dalle Banche Centrali Europee con riferimento ai fattori ESG (Environment, Social, Governance) e alle politiche di discolsure del sistem finanziario e delle imprese.
In questo scenario SIMA, quale Società Scientifica degli studiosi di Management, si propone per mission e valori fondanti di contribuire in ogni forma e modo alla diffusione ed al consolidamento di iniziative dirette ad ottenere la parità di opportunità tra donne e uomini, l’eliminazione di tutte le forme di violenza, anche economica, l’uguaglianza di diritti e la promozione di percorsi di empowerment di tutte le categorie a vario titolo discriminate.
Particolarmente sensibile ai problemi della formazione superiore su temi manageriali, alla crescita del Paese, all’evoluzione dei percorsi di governance e di leadership aziendale e alla creazione di pari opportunità e di inclusione, ha istituito una speciale delega sui temi “Equitiy Gender & Diversity” per promuovere iniziative ed attività in questa direzione.
SIMA ha pertanto intrapreso, con l’assistenza della Società Certificatrice RINA, un proprio percorso di certificazione della parità di genere, secondo la Prassi di Riferimento UNI/PdR 125:2022.
Sarà la prima società scientifica non solo in Italia a venir certificata e a promuovere una propria agenda diretta a diffondere la cultura della parità e della inclusività.
In questo modo SIMA intende fornire un esempio concreto diretto ad incentivare aziende, istituzioni e stakeholders ad adottare politiche adeguate a ridurre il gap di genere e a promuovere strategie e percorsi di inclusività.
Il processo di certificazione, avviato nel corso dell’anno 2023, si concluderà l’8 settembre di questo anno con un grande evento organizzato dall’Università degli Studi di Catania sul tema “Feminist Perspective in Management: Re-thinking dominant research, theories, and constructs”.
L’incontro dell’8 settembre sarà una occasione speciale in cui studiosi di discipline manageriali si confronteranno per valutare in che modo teorie e metodologie relative ai temi del management posssano contribuire ed accelerare il percorso di diffusione di processi inclusivi, avanzati e sostenibili nelle comunità accademiche e nelle imprese.
Elita Schillaci- Delegato SIMA per Gender Equality, Diversity & Inclusion